Annibale accusa i Romani di aver violato i patti
Autore
Polibio
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Καταλαβὼν δὲ τὴν παρὰ τῶν Ῥωμαίων πρεσβείαν…
La versione termina con:
…ὑφ’αὑτοὺς ταττομένων ἀδικοῦσι
Traduzione
Dopo che ebbe accolto l’ambasceria (inviata) dai Romani e si fu concesso per un colloquio, li ascoltò a proposito dei fatti attuali.
I Romani dunque intimarono che si allontanasse dagli abitanti di Sagunto – essi erano infatti sotto la loro protezione – e che non attraversasse il fiume Ebro secondo i patti sanciti sotto Asdrubale.
Annibale, poiché era giovane, pieno di ardore battagliero, vittorioso nelle (proprie) imprese, da tempo propenso all’ostilità contro i Romani, davanti a quelli1, come se avesse a cuore gli abitanti di Sagunto, rimproverò ai Romani il fatto che poco tempo prima, mentre quelli2 erano in lotta, avevano ucciso ingiustamente alcuni dei capi, dopo avere assunto il potere decisionale; (disse che) non avrebbe permesso che questi3 fossero vittima della violazione di un patto; (disse che) infatti era abitudine per i Cartaginesi non dimenticare nessuno di quelli che subivano ingiustizia; mandò un’ambasceria ai Cartaginesi, chiedendo che cosa bisognasse fare, poiché gli abitanti di Sagunto, confidando nell’alleanza con i Romani, avevano commesso ingiustizia contro alcuni di quelli soggetti a loro stessi4.
1 Si riferisce agli ambasciatori romani.
2 Si riferisce agli abitanti di Sagunto.
3 Si riferisce nuovamente agli abitanti di Sagunto; Annibale fa finta di difendere gli interessi di questi ultimi, ma in realtà si serve delle discordie che erano sorte in città e dell’intervento dei Romani come pretesto per attaccare.
4 Si riferisce ai Cartaginesi.