Il crollo di Atlantide (2)
Autore
Platone
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Ἐκ δὴ λογισμοῦ τε τοιούτου καὶ φύσεως θείας…
La versione termina con:
…ἵνα γένοιντο ἐμμελέστεροι σωφρονισθέντες
Traduzione
In base a un tale ragionamento e al permanere della natura divina (letteralmente e alla natura del dio che si conservava), tutte le cose che abbiamo precedentemente elencato aumentavano per loro.
Tuttavia, poiché la parte divina si estingueva in loro, mescolandosi di continuo all’elemento mortale (letteralmente a molta parte mortale e spesso), e il carattere umano prevaleva, allora, siccome ormai non erano capaci di sopportare i beni disponibili, si comportavano in maniera indecorosa; e a chi era in grado di vedere apparivano vergognosi, dato che avevano perduto i più belli tra i beni più preziosi, ma a quelli che non erano in grado di vedere la vera vita (che conduce) alla felicità sembrava che fossero soprattutto in quel momento bellissimi e beati, pieni di ingiusta avidità e di potere.
Ma Zeus, il dio degli dei, che governa secondo le leggi, poiché era in grado di vedere tali cose, avendo capito che la stirpe equilibrata stava miseramente degenerando (letteralmente era miseramente), volle1 punirli, affinché, dopo essere rinsaviti, diventassero più moderati.
1 Dato che in questa frase non abbiamo un verbo principale, dobbiamo tradurre il participio βουληθείς con “volle” al posto di “volendo” (nel testo originale di Platone la frase prosegue e il verbo principale si trova nel pezzo che qui è stato tagliato).