Greco

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Epaminonda rinuncia ad assalire Sparta

Autore

Senofonte

Libro

γραφίς

La versione inizia con:

Ὁρῶν δὲ οὔτε πόλιν αὑτῷ προσχωροῦσαν…

La versione termina con:

…οὐκ εἰσῄει ταύτῃ

Traduzione

Vedendo che nessuna città si univa a lui e che il tempo passava, ritenne che bisognasse fare qualcosa; sennò si sarebbe procurato molto disonore al posto della fama precedente.

Dunque, dopo che ebbe saputo che gli avversari si erano messi in guardia intorno a Mantinea e che mandavano a chiamare Agesilao e tutti gli Spartani e (dopo che) si fu accorto che Agesilao era partito e che si trovava già a Pellene, avendo cenato e dato gli ordini, si mise subito a capo dell’esercito contro Sparta.

E avrebbe preso la città come un nido completamente privo di difensori, se un cretese per una circostanza divina, essendosi fatto avanti, non avesse annunciato ad Agesilao che l’esercito si avvicinava.

Poiché tuttavia, essendo venuto a conoscenza di queste cose, Agesilao tornò prima del previsto in città, gli Spartani, essendosi disposti in formazione, vigilavano, anche se erano davvero pochi; infatti, tutti i loro cavalieri, l’esercito mercenario e tre dei dodici battaglioni che avevano (letteralmente che c’erano) erano in Arcadia.

Dopo che Epaminonda fu nella città degli Spartani, non entrò da dove avrebbero potuto combattere in piano ed essere feriti dai tetti.