Eternità della virtù
Autore
Isocrate
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Διόπερ ἡμεῖς οὐ παράκλησιν εὑρόντες…
La versione termina con:
…τὸν δὲ πόνον ἔπαινον ἡγουμένη
Traduzione
Perciò noi, non dopo avere escogitato un incitamento, ma dopo avere scritto un’esortazione, abbiamo intenzione di consigliarti sulle cose a cui è necessario che i giovani mirino e da quali azioni astenersi e con quali uomini associarsi e come regolare la propria vita.
Infatti, solo quelli che hanno percorso questa strada della vita (letteralmente quanti infatti hanno percorso questa strada della vita, questi soli) sono riusciti realmente a raggiungere la virtù, rispetto a cui nessun guadagno è più nobile e più saldo.
La bellezza infatti o la consuma il tempo o la corrompe la malattia, la ricchezza invece è serva del vizio piuttosto che della nobiltà d’animo, preparando l’opulenza per la spensieratezza (e) richiamando i giovani ai piaceri; la forza con la saggezza è utile, ma senza questa danneggia maggiormente quelli che la possiedono e da un lato abbellisce i corpi di quelli che si esercitano, ma dall’altro offusca le cure dell’anima.
Solo il possesso della virtù invecchia insieme a quelli da cui è stata accresciuta di proposito onestamente, (è) migliore della forza, è più utile della nobiltà di nascita, rendendo possibili cose impossibili per gli altri, affrontando con fermezza cose spaventose per la moltitudine e considerando l’indugio un motivo di biasimo, la fatica una lode.