Il giudizio di Paride
Autore
Isocrate
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Οὐ πολλοῦ γὰρ χρόνου διελθόντος…
La versione termina con:
…πρὸς μητρὸς ἀπὸ Διὸς ἔσονται
Traduzione
Non essendo infatti trascorso molto tempo, poiché nacque tra le dee a proposito della bellezza una disputa di cui Alessandro1, figlio di Priamo, fu eletto giudice e poiché Era gli offrì di regnare su tutta l’Asia, Atena di vincere nelle guerre e Afrodite il matrimonio con Elena, (Paride), non potendo dare un giudizio dei corpi, ma essendo sopraffatto dalla vista delle dee, costretto a diventare giudice dei doni, scelse la parentela di Elena2 al posto di tutte le altre cose, non pensando ai piaceri (amorosi) – eppure questo è più desiderabile di molte cose anche per i saggi (letteralmente per quelli che pensano bene), tuttavia non mirò a ciò – ma desiderò diventare parente di Zeus, ritenendo che questo onore fosse molto più grande e più bello che il regno dell’Asia e (ritenendo che) grandi domini e poteri capitano talvolta anche a uomini mediocri, mentre nessuno dei posteri sarebbe stato considerato degno di una simile donna e, in aggiunta a queste cose, (ritenendo che) non avrebbe lasciato ai figli nessun guadagno più bello, se non disponendo per loro che fossero discendenti di Zeus (letteralmente saranno da Zeus) non solo da parte di padre, ma anche da parte di madre.
1 Altro nome di Paride.
2 Paride non riesce a dare un giudizio sulla bellezza delle dee, perché sono tutte e tre meravigliose, per cui prende una decisione in base ai doni che promettono, scegliendo alla fine il matrimonio (e quindi la futura parentela) con Elena.