Grande equità di Solone
Autore
Aristotele
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Διατάξας δὲ τὴν πολιτείαν ὅνπερ εἴρηται…
La versione termina con:
…ἐν τῇ ποιήσει μέμνηται περὶ αὐτῶν
Traduzione
Dopo che (Solone) ebbe organizzato la costituzione nel modo che è stato raccontato, poiché (i cittadini), avvicinandosi a lui, lo importunavano a proposito delle leggi, biasimando alcune cose e interrogandolo su altre, siccome non voleva né cambiarle né, stando lì, essere odiato, fece un viaggio in Egitto per commercio e allo stesso tempo per osservare1, dicendo che non sarebbe tornato per dieci anni.
(Diceva che) non pensava che fosse giusto che, stando lì, interpretasse (per loro) le leggi, ma che ciascuno si attenesse ad esse (letteralmente facesse le cose che erano state scritte).
E allo stesso tempo accadde che molti tra i nobili diventarono ostili a lui a causa delle cancellazioni dei debiti e che entrambe le fazioni cambiarono opinione (nei suoi confronti) per il fatto che la costituzione per loro era strana.
Il popolo infatti credeva che egli avrebbe fatto una nuova distribuzione di tutte le cose, mentre i nobili (credevano) che li avrebbe condotti di nuovo allo stesso ordinamento2 o che l’avrebbe cambiato di poco.
Solone tuttavia si oppose a entrambi e, pur essendo per lui possibile diventare tiranno schierandosi con quello dei due gruppi che voleva, preferì risultare odioso a entrambi, salvando la patria e stabilendo le leggi migliori.
Sul fatto che queste cose andarono in questo modo concordano tutti gli altri, ed egli stesso ha ricordato (ciò) nella poesia3.
1 Cioè per studiare l’ordinamento politico egizio.
2 Credevano cioè che Solone avrebbe mantenuto la costituzione che c’era prima o che l’avrebbe modificata solo in minima parte.
3 Solone fu autore di un’opera poetica in cui raccontò la propria esperienza politica.