Incertezze e preoccupazioni di Cicerone
Autore
Cicerone
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Brundisio profecti sumus pridie kalendas Maias…
La versione termina con:
…vehementius tua miseria quam mea commoveri
Traduzione
Da Brindisi partimmo il giorno prima delle Calende di maggio1; andavamo a Cizico attraverso la Macedonia.
O me sventurato! O infelice!
Che cosa dovrei fare? Dovrei chiederti di venire? Non dovrei chiedertelo? Dovrei stare dunque (letteralmente farei…ti chiederei…non ti chiederei…sarei) senza di te?
Vorrei che tu facessi così.
Se c’è speranza del nostro ritorno, rafforzala e favorisci la cosa.
Sappi quest’unica cosa: se ti ho, non devo disperarmi.
Ma che cosa ne sarà della nostra Tulliola?
Ormai occupatavene (letteralmente vedetelo) voi; a me manca un piano; ma certamente, in qualunque modo si evolva la cosa, bisogna provvedere alla dote e al matrimonio di quella sventurata.
Ebbene? Che cosa farà il mio figliolo Cicerone?
Magari potessi stringerlo sempre tra le braccia (letteralmente fosse sempre sul mio petto e nel mio abbraccio).
Non riesco a scrivere di più; il dolore me lo impedisce.
Tu mi esorti a farmi coraggio (letteralmente a essere di animo forte) e ad avere speranza del ritorno; vorrei che ciò fosse così.
Ora, infelice, quando riceverò la tua lettera?
Fatti forza, mia Terenzia, come puoi.
Io vorrei che tu pensassi che io sono commosso più intensamente dalla tua sventura che dalla mia.
1 Cioè il 30 aprile.