Integrità e modestia di Catone
Autore
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Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Cato maior, cum quaestor esset, in insulam Cyprum…
La versione termina con:
…qui nulli alii unquam tributus esset
Traduzione
Catone il Maggiore1, mentre era questore, fu mandato sull’isola di Cipro per raccogliere il denaro di Tolemeo, re degli Egiziani, dal quale erano stati nominati eredi il popolo e il senato romano.
Svolse questa cosa con impeccabile onestà e con estrema avvedutezza.
Da questa eredità fu ricavata una somma molto più grande di quanto si potesse sperare (letteralmente poteva essere sperato).
Imbarcò sulle navi da carico circa settemila talenti e tesori ricchissimi per portarli in Italia.
Inoltre, per evitare i rischi di un naufragio, si servì di questo stratagemma: legò della corteccia di sughero con una lunga corda ai singoli vasi in cui era stato inserito il denaro, in modo che, se per caso la nave fosse stata affondata da una tempesta o da qualche disgrazia durante il tragitto, la corteggia, galleggiando, indicasse il luogo del denaro perduto.
Dunque, dopo che fu tornato a Roma riportando il tesoro intatto, il senato e quasi tutta la città gli andarono incontro, mentre arrivava, e la situazione non era diversa da un trionfo2.
Il senato e il popolo ringraziarono Catone (letteralmente furono rivolti ringraziamenti dal senato e dal popolo a Catone) e gli fu offerta la pretura e il diritto di assistere ai giochi con la pretesta3.
Quello rifiutò questo onore, dicendo che era ingiusto che gli venisse assegnato un onore che non era mai stato tributato a nessun altro.
1 Si tratta di Catone il Censore, da non confondere con il pronipote Catone l’Uticense, conosciuto anche come “Cato minor” (Catone il Minore).
2 Sembrava cioè che si stesse celebrando un trionfo a causa della quantità di persone.
3 La pretesta era la toga orlata di porpora riservata ai ragazzi non ancora in età virile, ai supremi magistrati e ai sacerdoti.