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Invenzioni di Archimede

Autore

Livio

Libro

Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Syracusarum oppugnatio, tanto impetu coepta…

La versione termina con:

…maritima oppugnatio est elusa

Traduzione

L’assedio di Siracusa, iniziato con così grande impeto, avrebbe avuto successo, se soltanto non ci fosse stato un uomo (letteralmente se non ci fosse stato un unico uomo) in città in quel tempo.

Costui era Archimede, osservatore del cielo e degli astri, inventore e fabbricatore di macchine da guerra, con le quali egli stesso con il minimo sforzo si prendeva gioco di qualunque cosa facessero i nemici con grande fatica.

Archimede dispose sulle mura macchine da lancio di varia grandezza contro la flotta dei Romani, con le quali scagliava massi molto pesanti (letteralmente di grande peso) contro le navi, che si trovavano lontano.

Scavò nel muro dal basso fino alla sommità numerose aperture, attraverso le quali1 quelli che si trovavano dentro attaccavano di nascosto il nemico con proiettili e frecce.

Un rampone di ferro, attaccato a una solida catena, dopo essere stato lanciato contro le navi che si avvicinavano troppo alle mura, sollevava in aria ciascuna nave (letteralmente che andavano troppo vicino alle mura, poneva sollevata la nave); poi, essendo stata lasciata cadere improvvisamente, (il rampone) con grande agitazione dei marinai faceva sbattere contro l’acqua la nave, come se cadesse dal muro, al punto che, anche se cadeva dritta, imbarcava parecchia acqua.

Così l’assedio marittimo fu sventato.

1 La traduzione letterale di questa parte sarebbe “numerose aperture, aperture attraverso le quali”, ma in italiano è preferibile non ripetere il termine due volte.