Lealtà di consoli romani
Autore
Valerio Massimo
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Speciosa illa quoque Romana fides…
La versione termina con:
…sed multo clariores non voluisse
Traduzione
Anche quella lealtà romana (è) magnifica.
Dopo che una grande flotta di Cartaginesi fu sconfitta vicino alla Sicilia, i suoi capi con animi abbattuti prendevano in considerazione la decisione di chiedere la pace.
Tra costoro Amilcare diceva di non osare andare dai consoli, affinché non gli fossero messe le catene nello stesso modo in cui erano state messe precedentemente da essi stessi al console romano Cornelio Asina.
Ma Annone, che conosceva meglio la mentalità romana (letteralmente più fidato estimatore della mentalità romana), ritenendo che non ci fosse nulla di simile da temere, andò con la massima fiducia a parlare con loro (letteralmente al loro colloquio).
Mentre discuteva della fine della guerra presso costoro e dopo che un tribuno militare gli ebbe detto che poteva giustamente capitargli ciò che era accaduto a Cornelio, entrambi i consoli, essendo stato ordinato al tribuno di tacere, dissero: “Annone, la lealtà della nostra città ti libera da questo timore”.
Il fatto di avere potuto sconfiggere1 nemici così potenti li2 aveva resi illustri, ma molto più illustri il fatto di non avere voluto.
1 Probabilmente qui il libro contiene un errore, perché nel testo originario c’è vincire (incatenare) al posto di vincĕre (sconfiggere); ad ogni modo, dal punto di vista grammaticale la traduzione è corretta in entrambi i casi, per cui non è necessario apportare per forza questa correzione.
2 Si riferisce ai Romani.