Limiti nei rapporti di amicizia
Autore
Cicerone
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Haec lex in amicitia sanciatur…
La versione termina con:
…bellum patriae inferentem
Traduzione
Sia sancita questa legge nell’amicizia, che non chiediamo cose ignobili e che non le facciamo, se ci viene richiesto.
È infatti una scusa vergognosa, se qualcuno dichiara di avere fatto qualcosa di ignobile contro lo Stato per amicizia.
Bisogna dunque raccomandare agli onesti, se per caso sono inavvertitamente diventati amici di gente disonesta (letteralmente se, ignari, sono incorsi per una qualche circostanza nell’amicizia di disonesti), di non considerarsi così legati da non allontanarsi dagli amici, se hanno commesso qualcosa contro lo Stato.
Bisogna poi stabilire una pena per i disonesti, non minore per quelli che seguiranno il disonesto che per quelli che saranno gli istigatori stessi dell’azione scellerata.
Chi (fu) più famoso di Temistocle in Grecia? Chi più potente?
Costui, avendo liberato la Grecia dalla schiavitù durante la guerra persiana ed essendo stato mandato in esilio a causa della malevolenza dei cittadini, non sopportò l’offesa, che avrebbe dovuto sopportare, della patria ingrata.
Fece la stessa cosa che vent’anni prima aveva fatto Coriolano presso di noi.
Da costoro1 non fu trovato alcun complice contro la patria.
E così entrambi si diedero la morte.
Pertanto, non solo non bisogna giustificare un simile accordo2 tra disonesti con la scusa dell’amicizia (letteralmente per amicizia), ma piuttosto punirlo con le sanzioni più gravi, affinché nessuno ritenga che gli sia lecito seguire un amico che muove guerra alla patria.
1 Temistocle e Coriolano.
2 Qui il libro contiene un errore, perché dovrebbe esserci consensio (accordo) al posto di consentio (io concordo).