Odissea
L’Odissea è il poema di Odisseo (meglio noto con il nome latino di Ulisse) e insieme all’Iliade è uno dei due poemi epici attribuiti a Omero.
È divisa in ventiquattro canti e racconta il ritorno dell’eroe da Troia a Itaca, sua isola natale, che riuscirà a raggiungere solo dopo una lunga serie di peripezie. Il tema narrativo del poema è dunque il νόστος (nostos), cioè il ritorno in patria, che fu raccontato anche per gli altri capi achei alla fine della guerra.
Nell’Odissea il νόστος si sviluppa attorno a due elementi principali:
- il viaggio, durante il quale Odisseo approda in territori misteriosi e leggendari
- la riconquista del potere, dato che Odisseo, una volta tornato a Itaca, deve riaffermare la propria autorità e liberarsi dei pretendenti che aspiravano alla mano di sua moglie
Trama
A differenza dell’Iliade il racconto si concentra su un unico personaggio, Odisseo, eroe astuto e abile a parlare, tanto da essere definito “dall’ingegno multiforme” (fu sua l’idea del cavallo di legno).
I primi quattro canti descrivono la situazione a Itaca, dove Penelope, moglie di Odisseo è assediata da un gruppo di principi arroganti che aspirano alla sua mano, conosciuti come proci. Il figlio Telemaco si reca allora a Pilo e a Sparta in cerca di notizie del padre, venendo a sapere da Menelao che Odisseo è ancora vivo e desidera tornare.
A questo punto ha inizio il racconto del ritorno di Odisseo, confinato da sette anni sull’isola di Ogigia in compagnia della ninfa Calipso, che vorrebbe tenerlo lì per sempre. Atena però convince gli dei a lasciarlo partire, per cui Odisseo salpa su una zattera. Tuttavia, Poseidone scatena una tempesta per punire l’eroe di avere accecato suo figlio, Polifemo (vicenda che verrà narrata meglio più avanti nel poema); Odisseo quindi naufraga e approda a nuoto sull’isola dei Feaci, chiamata Scheria, dove Nausicaa, figlia del re Alcinoo, lo trova e lo introduce a palazzo. Alcinoo accoglie benevolmente l’eroe e lo invita a raccontare le sue disavventure nel corso di un banchetto.
Odisseo ripercorre allora le sue vicende a partire dalla partenza da Troia, descrivendo le genti misteriose e terribili che ha incontrato. Giunge innanzitutto con i propri compagni tra i Ciconi, con cui combatte; poi una tempesta sospinge lui e le sue navi presso i Lotofagi, che si nutrono di un cibo che dona un’irrimediabile oblio. Riescono a fuggire, ma approdano sull’isola del ciclope Polifemo, che fa strage dei suoi compagni. Dopo averlo accecato con un inganno, fuggono e raggiungono l’isola di Eolo, dio dei venti, che gli dona un vento favorevole per tornare a casa e rinchiude in un otre tutti gli altri.
Quando però è ormai in vista di Itaca, si addormenta per la stanchezza e i suoi compagni aprono l’otre, che fa volare via. Giunti nella terra dei giganteschi Lestrigoni, che distruggono tutte le navi tranne una, Odisseo riparte in fretta con i pochi sopravvissuti e arriva dalla maga Circe, che trasforma alcuni dei compagni in maiali. Odisseo si salva dall’incantesimo grazie a un’erba magica che gli porta Ermes, dopodiché fa tornare alla normalità anche gli altri, ma deve trattenersi per un anno presso di lei. Al momento della partenza la maga lo manda nella regione dei Cimmeri a interrogare l’indovino Tiresia. Durante il ritorno Odisseo tappa le orecchie dei compagni con della cera e si fa legare all’albero maestro per ascoltare il canto delle Sirene, creature metà donne e metà uccelli (non pesci), cosicché riescono a superare indenni sia loro sia Scilla e Cariddi, due mostri marini che affondano le navi tra i flutti.
Quando però la nave approda sull’isola di Trinacria, dove pascolano le mandrie del dio Elios, i compagni di Odisseo, stremati dalla fame, le uccidono e le mangiano, per cui il dio li punisce con una tempesta da cui si salva Odisseo, che raggiunge l’isola di Calipso. Termina qui il racconto che l’eroe fa ai Feaci. Alcinoo gli dà una nave per tornare a Itaca, dove Odisseo si traveste da mendicante per non essere riconosciuto. Dopo essersi rivelato a Telemaco e al guardiano di porci Eumeo, che gli è rimasto fedele, chiede ospitalità a Penelope, che lo accoglie, mentre i proci lo oltraggiano e lo sbeffeggiano.
Penelope impone allora su ispirazione divina una gara a tutti quanti, dicendo che chi riuscirà a tendere l’arco di Odisseo sarà il nuovo re. I proci tentano l’impresa, ma senza successo, finché Odisseo prende in mano l’arco e lo tende senza fatica, facendo poi una strage insieme a Telemaco e a Eumeo di tutti i pretendenti. Il poema si chiude con Atena che mette pace tra i parenti dei proci, desiderosi di vendicarsi, e Odisseo, che torna così ad essere il legittimo re dell’isola.