Pericle mantiene la calma in Atene
Autore
Tucidide
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Παντί τε τρόπῳ ἀνηρέθιστο ἡ πόλις…
La versione termina con:
…τροπαῖον τῇ ὑστεραίᾳ ἔστησαν
Traduzione
La città era in tutto e per tutto irritata e (gli Ateniesi) erano in collera con Pericle e nessuna delle cose che in precedenza aveva raccomandato veniva ricordata, ma lo accusavano del fatto che, pur essendo stratego, non aveva condotto fuori le truppe e ritenevano che (ciò) fosse per loro causa di tutte le cose che pativano.
Pericle, vedendo che mal tolleravano la situazione presente e che non ragionavano nel modo migliore, confidando di avere la giusta opinione (letteralmente di conoscere correttamente) sul fatto di non condurre fuori le truppe, non teneva la loro assemblea né alcun incontro, affinché non commettessero qualche sbaglio in preda più all’ira che alla ragione, nel caso in cui si fossero riuniti, e sorvegliava la città e la manteneva massimamente calma, per quanto poteva.
Tuttavia, mandava sempre fuori dei cavalieri, affinché l’avanguardia (nemica) non compisse un saccheggio piombando all’improvviso dall’esercito sui campi intorno alla città; e un reparto dei cavalieri ateniesi e i Tessali insieme a loro ebbero anche un piccolo scontro di cavalleria presso Frigie (letteralmente e a un reparto dei cavalieri ateniesi e ai Tessali insieme a loro fu una piccola battaglia di cavalleria) contro i cavalieri dei Beoti, nella quale gli Ateniesi e i Tessali non ebbero la peggio, fino a quando si verificò una loro ritirata, dato che gli opliti avevano portato aiuto ai Beoti, e morirono non molti degli Ateniesi e dei Tessali; tuttavia, li raccolsero1 lo stesso giorno senza avere concluso una tregua.
E gli Spartani eressero un trofeo il giorno seguente.
1 Gli Ateniesi e i Tessali recuperarono cioè i cadaveri dei soldati caduti, in modo da seppellirli.