La prima fatica di Eracle: il leone di Nemea
Autore
Pseudo Apollodoro
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Πρῶτον μὲν οὖν ἐπέταξεν αὐτῷ τοῦ Νεμέου λέοντος…
La versione termina con:
…ἦγεν εἰς Μυκήνας τὸν λέοντα
Traduzione
Per prima cosa dunque gli ordinò di portare la pelle del leone nemeo; questo era un animale invulnerabile, nato da Tifone.
Mentre (Eracle) si recava dunque dal leone, giunse a Cleone e fu ospitato da Molorco, un uomo povero.
E (Eracle) disse a lui, che voleva sacrificare una vittima, di aspettare fino al trentesimo giorno e, qualora fosse tornato indenne dalla caccia, di offrire un sacrificio a Zeus salvatore; qualora invece fosse morto, di offrire allora un sacrificio (a lui) come a un eroe.
Dopo che fu giunto a Nemea ed ebbe cercato il leone, inizialmente lo colpì con una freccia; appena si accorse che era illeso, lo inseguì, sollevando la clava.
Essendosi questo rifugiato in un antro a due uscite, (Eracle) sbarrò un ingresso e si avvicinò attraverso l’altro alla bestia e, dopo averle messo la mano intorno al collo, la immobilizzò, stringendo finché (la bestia) soffocò, e la portò a Cleone, dopo essersela caricata sulle spalle.
Dopo avere raggiunto Molorco, che nell’ultimo dei giorni stava per offrire in sacrificio una vittima (a lui) come a un morto, (e) dopo avere sacrificato a Zeus, condusse il leone a Micene.