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Le prime leggi scritte di Roma

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Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Romae saepe inter plebem et patricios discordiae…

La versione termina con:

…publici privatique iuris habebantur

Traduzione

Spesso a Roma ci furono discordie tra la plebe e i patrizi, poiché il senato voleva che gli venisse attribuito il potere su tutte le questioni (i senatori infatti erano di stirpe patrizia nei tempi antichi) e i plebei non potevano ottenere alcuna magistratura.

Quando tuttavia furono istituiti i tribuni della plebe, nemmeno allora ci fu la pace civile, poiché, siccome nessuna legge era stata scritta, ma tutte erano conservate a memoria dai senatori, soltanto essi conoscevano le leggi.

Poiché dunque la plebe si lamentava che la giustizia non era amministrata equamente dai senatori, i tribuni chiesero che le leggi venissero scritte.

E così furono mandati ambasciatori ad Atene, affinché apprendessero le leggi di Solone.

Dopo che questi furono tornati da Atene, dieci uomini, che furono chiamati decemviri, furono nominati al posto dei consoli, affinché scrivessero le leggi per la città.

Tra questi ci fu Appio Claudio, che con il favore della plebe (letteralmente sostenendolo la plebe) per breve tempo ottenne la supremazia tra i decemviri.

Le dieci tavole di leggi, scritte dai decemviri, furono approvate dal senato e dai comizi, dai quali nell’anno successivo furono aggiunte due tavole.

Queste dodici tavole, fatte di bronzo e scritte con lettere maiuscole, da quel momento furono collocate nel foro ed erano considerate fonte di ogni diritto pubblico e privato.