Lo sbarco sulla luna
Autore
Luciano
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Περὶ μεσημβρίαν δὲ οὐκέτι τῆς νήσου…
La versione termina con:
…καθ’ἡμᾶς οἰκουμένην εἰκάζομεν
Traduzione
Verso mezzogiorno, mentre non compariva più l’isola, all’improvviso un turbine, dopo essere sorto e avere ruotato la nave e averla sollevata per circa tremila stadi, non la faceva scendere più verso il mare; e il vento1, abbattendosi sulle vele, dopo avere gonfiato il tessuto, la trasportava in alto, sospesa in aria.
Correndo in cielo per sette giorni e altrettante notti, l’ottavo (giorno) vedemmo in aria una grande terra simile a un’isola, lucente, sferoidale e avvolta in un grande splendore; dopo esserci avvicinati ad essa e avere ormeggiato, scendemmo; osservando la regione, scopriamo che è (letteralmente la troviamo) abitata e coltivata.
Di giorno dunque non vedevamo niente da lì; invece, sopraggiunta la notte, ci apparivano anche molte altre isole vicino, alcune più grandi, altre più piccole, simili al fuoco per l’aspetto, e in basso un’altra terra, che aveva su di sé sia città sia fiumi sia mari sia boschi sia monti.
Supponiamo dunque che sia questa che è abitata da noi.
1 In teoria il testo greco non contiene un punto e virgola qui, ma in italiano conviene metterlo e dividere così la parte precedente da quella successiva, altrimenti ci ritroveremmo con un’unica frase di difficile comprensione (letteralmente sarebbe “…verso il mare, ma il vento…”).