Lo sciamano Arìstea di Proconneso (1)
Autore
Erodoto
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Ἔφη δὲ Ἀριστέης ὁ Καϋστροβίου ἀνὴρ Προκοννήσιος…
La versione termina con:
…οἴχεσθαι ἀγγελέοντα τοῖσι προσήκουσι τῷ νεκρῷ
Traduzione
Aristea di Proconneso, figlio di Caistrobio, disse, componendo un poema epico, di essere giunto presso gli Issedoni, dopo essere stato invasato da Febo, e (disse che) al di là degli Issedoni abitano gli Arimaspi, uomini con un solo occhio, e al di là di questi i grifoni, che custodiscono l’oro, e al di là di questi gli Iperborei, che si estendono fino al mare; (e disse che) tutti questi dunque, a parte gli Iperborei, attaccano sempre i vicini, a cominciare dagli Arimaspi (letteralmente cominciando gli Arimaspi), e che gli Issedoni sono stati cacciati dalla regione dagli Arimaspi e gli Sciti dagli Issedoni e che i Cimmeri, che abitavano lungo il mare meridionale, incalzati dagli Sciti, hanno abbandonato la regione.
Così nemmeno costui concorda con gli Sciti a proposito di questa regione.
E da dove provenisse (letteralmente era) Aristea, che compose questo poema, è stato detto; racconterò una storia che ho sentito su di lui a Proconneso e a Cizico (letteralmente ho sentito una storia su di lui a Proconneso e a Cizico, la racconterò).
Dicono infatti che Aristea, che non era inferiore di stirpe a nessuno degli abitanti, dopo essere giunto nell’officina di un cardatore a Proconneso, morì; e (dicono che) il cardatore, dopo avere chiuso la bottega, andò a dare l’annuncio ai parenti del morto.