Lo sciamano Arìstea di Proconneso (2)
Autore
Erodoto
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Ἐσκεδασμένου δὲ ἤδη τοῦ λόγου ἀνὰ τὴν πόλιν…
La versione termina con:
…ποιήσαντα δὲ ἀφανισθῆναι τὸ δεύτερον
Traduzione
Essendosi ormai sparsa per la città la notizia che Aristea era morto, (dicono che) si mise a discutere (letteralmente venne a discussione) con quelli che la diffondevano un uomo di Cizico proveniente dalla città di Artace, che diceva di essersi imbattuto in lui1, che andava a Cizico, e di averci parlato (letteralmente di essere venuto a discorsi).
E costui discuteva animatamente, invece i parenti del morto si presentarono all’officina del cardatore con le cose necessarie per portarlo via; tuttavia, dopo che fu aperta la stanza, (dicono che) Aristea non comparve né vivo né morto.
Dopo che fu comparso a Proconneso sette anni dopo (letteralmente nel settimo anno), (dicono che) compose lo stesso poema che ora è chiamato dai Greci “Canti Arimaspi” e, dopo che lo ebbe composto, sparì per la seconda volta.
1 Il termine οἱ, che potrebbe essere confuso con un articolo maschile al nominativo plurale, è in realtà una forma arcaica del pronome personale di terza persona singolare (corrisponde cioè a αὐτῷ); può presentarsi sia accentato (οἷ) sia enclitico (οἱ) e sul dizionario va cercato sotto la voce οὗ, che è il suo genitivo, dato che al nominativo non esiste.