Socrate incita un suo discepolo a imparare l’arte dello stratego, prima di esercitarla
Autore
Senofonte
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Ἀκούσας γάρ ποτε Διονυσόδωρον εἰς τὴν πόλιν…
La versione termina con:
…ἔπεισεν αὐτὸν ἐλθόντα μανθάνειν
Traduzione
Poiché una volta (Socrate) sentì che Dionisodoro era giunto in città annunciando che avrebbe insegnato a essere uno stratego, disse a uno dei discepoli, di cui conosceva il desiderio di ottenere (letteralmente che sapeva volere ottenere) questa carica in città: “In realtà (è) vergognoso, ragazzo, che chi vuole essere uno stratego in città, pur essendo possibile imparare ciò, se ne disinteressi; e giustamente costui sarebbe punito dalla città molto più che se uno realizzasse dietro compenso statue, non avendo imparato a fare statue.
Dato infatti che tutta la città si affida allo stratego nei pericoli di guerra, è naturale che grandi siano i beni, se quello ha successo, e (grandi) i mali, se sbaglia.
Come potrebbe dunque non essere giustamente punito (letteralmente come dunque non sarebbe giustamente punito) colui che non si preoccupasse di imparare ciò, ma si preoccupasse di essere eletto?”.
Dicendo tali cose, lo persuase ad andare a imparare.