Soggettive e oggettive
Le proposizioni soggettive e le proposizioni oggettive in greco rappresentano due tipi di subordinate molto simili tra loro sia per i verbi da cui possono essere introdotte sia per il modo in cui vengono costruite.
La grossa differenza è che le proposizioni soggettive rappresentano il soggetto del verbo reggente, mentre le proposizioni il suo complemento oggetto.
Entrambe possono presentarsi sia in forma esplicita sia in forma implicita.
In forma esplicita sono introdotte da ὡς / ὅτι seguiti dall’indicativo (se la reggente ha un tempo principale) o dall’ottativo (se la reggente ha un tempo storico):
SOGGETTIVA
σαφὲς ἦν ὅτι οἱ στρατιῶται ἐχθαίροιεν τὸν βασιλέα
Era evidente che i soldati detestavano il re
OGGETTIVA
οἱ δημαγωγοὶ λέξουσιν ὡς τὸν κλέπτην γιγνώσκω
I demagoghi diranno che conosco il ladro
Nel primo caso il fatto che i soldati detestino il re è ciò che compie l’azione di essere evidente (quindi il soggetto del verbo reggente), mentre nel secondo caso il fatto che io conosca il ladro è ciò che diranno i demagoghi (quindi il complemento oggetto del verbo reggente).
Come possiamo notare, la forma esplicita non presenta particolari difficoltà di traduzione, perché possiede la stessa struttura dell’italiano; ci basterà quindi analizzare le singole parole che abbiamo davanti e tradurre in sequenza la frase reggente, la congiunzione (cioè ὡς o ὅτι) e la frase soggettiva o oggettiva.
Se invece la soggettiva o l’oggettiva si trovano in forma implicita, il processo non è così immediato; tuttavia, con alcuni accorgimenti la traduzione si rivelerà meno complessa del previsto.
In forma implicita si costruiscono con il soggetto in accusativo e il verbo all’infinito (non sono introdotte da alcuna congiunzione):
SOGGETTIVA
δεῖ τοὺς στρατιώτας μάχεσθαι
È necessario che i soldati combattano
OGGETTIVA
ὁ κῆρυξ ἀγγέλλει τὸν στρατὸν εἶναι ἐν τῇ πόλει
L’araldo annuncia che l’esercito è in città
Quando ci troviamo di fronte a una soggettiva o a un’oggettiva in forma implicita, occorre tradurre la frase reggente, metterle subito dopo che, tradurre l’accusativo (che è il soggetto della soggettiva o dell’oggettiva) e infine tradurre il verbo all’infinito.
Naturalmente può capitare che all’interno della soggettiva o dell’oggettiva ci siano anche altri elementi oltre all’accusativo e all’infinito, ma l’importante è seguire in ogni caso questo procedimento, in modo da ridurre al minimo il rischio di sbagliare la traduzione (dopo avere tradotto l’accusativo e l’infinito ci occuperemo cioè di tutto il resto).
Con che tempo dobbiamo tradurre l’infinito? In linea di massima, l’infinito presente esprime contemporaneità (per cui in italiano lo tradurremo con un tempo che faccia svolgere l’azione della subordinata nello stesso momento dell’azione della reggente), l’infinito aoristo esprime anteriorità (per cui in italiano lo tradurremo con un tempo che faccia svolgere l’azione della subordinata prima dell’azione della reggente) e l’infinito futuro esprime posteriorità (per cui in italiano lo tradurremo con un tempo che faccia svolgere l’azione della subordinata dopo l’azione della reggente):
οἴομαι τὴν πόλιν πλούσιαν γίγνεσθαι
οἴομαι τὴν πόλιν πλούσιαν γενέσθαι
οἴομαι τὴν πόλιν πλούσιαν γενήσεσθαι
Ritengo che la città sia ricca
Ritengo che la città fosse ricca
Ritengo che la città sarà ricca
Ovviamente il modo che utilizziamo dipende da quello richiesto dal verbo reggente in italiano (ad esempio, ritengo regge il congiuntivo, mentre so regge l’indicativo).
L’infinito perfetto è più raro e serve a sottolineare il valore risultativo di qualcosa, cioè esprime la conseguenza che un fatto passato ha nel corso dell’azione della reggente.
Le soggettive con l’infinito possono essere costruite anche con il nominativo al posto dell’accusativo:
λέγονται αἱ πόλεις πλούσιαι γενέσθαι
Si dice che le città fossero ricche
Quando ci troviamo di fronte alla costruzione con il nominativo, conviene seguire questi passaggi:
- facciamo una traduzione letterale della frase (in questo caso “le città sono dette essere state ricche”)
- mettiamo il verbo reggente alla terza persona singolare (in questo caso “sono dette” diventa “si dice”)
- aggiungiamo che
- attacchiamo la soggettiva (adattando naturalmente il suo verbo al resto della frase)
Anche qui tendenzialmente l’infinito presente esprime contemporaneità, l’infinito aoristo esprime anteriorità, l’infinito futuro esprime posteriorità e l’infinito perfetto ha valore risultativo.
Attenzione
Le proposizioni soggettive sono perlopiù introdotte da verbi che significano si dice, si tramanda, è evidente, è necessario, accade, mentre le proposizioni oggettive da verbi che significano dire, pensare, ritenere, credere.