Tradizioni familiari nella scelta della carriera
Autore
Cicerone
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Regna, imperia, nobilitates, honores, divitiae…
La versione termina con:
…sibi proponunt, obscuris orti maioribus
Traduzione
I regni, i comandi, le nobiltà1, le cariche, le ricchezze, l’autorità, che dipendono dal caso (letteralmente riposte nel caso), sono governate dalle circostanze; invece la parte che vogliamo interpretare nella vita deriva dalla nostra volontà (letteralmente deriva invece dalla nostra volontà quale parte noi vogliamo interpretare).
E così alcuni si dedicano alla filosofia, altri al diritto civile, altri ancora all’eloquenza e tra le virtù stesse uno preferisce eccellere in una, uno in un’altra.
In realtà quelli i cui padri o antenati si distinsero per qualcosa di glorioso (letteralmente primeggiarono per qualche gloria) cercano perlopiù di eccellere nello stesso genere di fama, come Quinto Mucio, figlio di Publio, nel diritto civile, oppure l’Africano, figlio di Paolo, nell’arte militare.
Alcuni poi a questi vanti che hanno ricevuto dai padri ne aggiungono uno personale, come questo stesso Africano, che aggiunse alla gloria militare l’eloquenza; fece questa stessa cosa anche l’ateniese Timoteo, figlio di Conone, che, non essendo stato inferiore al padre nella fama militare, aggiunse a questa fama la gloria della cultura.
Accade poi talvolta che alcuni, messa da parte l’imitazione degli antenati, perseguano un qualche proposito personale.
Si dedicano massimamente ad esso quelli che, pur discendendo da antenati sconosciuti, si prefiggono grandi cose.
1 Cioè i vari gradi di nobiltà.